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  • Ultima modifica dell'articolo:9 Dicembre 2022

Le credenze sono ciò che sostituiscono la verità oggettiva del mondo. Sin dall’antichità, tutti i filosofi hanno basato le loro speculazioni nell’intento di raggiungere la famosa verità. La storia ci dimostra che essa rimane mutevole: ogni nuova scoperta mette in discussione ciò che prima credevamo fosse reale.

In questo articolo cercheremo di chiarire definitivamente cosa siano le credenze e in cosa differiscono dalle valutazioni che facciamo rispetto al mondo reale.

Questa riflessione è tratta dal saggio del premio Nobel per l’economia Gunnar Myrdal, dal titolo “L’obiettività delle scienze sociali”.

Qualche definizione

Le persone descrivono la realtà secondo due dimensioni:

  • Credenze: esprimono le nostre idee sul reale così com’è;
  • Valutazioni: esprimono le nostre idee sul reale per come dovrebbe o avrebbe dovuto essere.
Credenze: perché vediamo la realtà in modo distorto

Differenze tra credenze e valutazioni

Le credenze sono conoscenze soggettive, e in quanto tali possono essere vere o false. Esse possono essere messe in discussione con conoscenze più approfondite.

Le valutazioni personali, per loro natura, non possono essere confutate: per definizione scaturiscono dalla libertà di pensiero rispetto ad un determinato tema ( ad esempio “le donne dovrebbero avere più diritti”).

Le valutazioni sono un’interpretazione della realtà rispetto a come dovrebbe essere, quindi riguardano qualcosa che in realtà non esiste. Infatti esse scaturiscono dalla nostra libertà di pensiero, e in quanto tali non possono essere messe in discussione: ognuno può avere la propria idea rispetto a come dovrebbe essere la società, la tassazione o i diritti.

Allora le valutazioni sono il compromesso delle nostre multiple personalità consce e inconsce, e come tali nascono da un processo in cui esiste sempre la contraddizione. Infatti in ogni nostra valutazione è insita sempre una contraddizione etica e morale.

credenze

Le valutazioni sono contradditorie

La prima contraddizione si evidenzia nelle valutazioni cosiddette “alte”, cioè quelle che fanno riferimento a norme sociali (ad esempio “la tassazione deve essere progressiva, i ricchi devono pagare di più”).

Infatti nel quotidiano si agisce sempre in funzione delle valutazioni più “basse” di carattere opportunistico (ricollegandoci all’esempio precedente si potrebbe dire: “ho un reddito alto quindi non dovrei essere tassato di più”).

Quindi le valutazioni più basse sono egoistiche e individualistiche, quelle alte sono orientate verso una dimensione universale.

Sostituire una valutazione ad una credenza

La seconda contraddizione è quella di voler far passare una valutazione come credenza. Questo significa sostituire una visione soggettiva confutabile ad una visione ipotetica e inconfutabile della realtà.

Si tratta di una vera e propria fallacia logica, infatti:

  1. la valutazione è un’idea soggettiva di come la realtà dovrebbe essere, quindi descrive qualcosa che non esiste;
  2. la realtà viene descritta come valutazione del singolo o di un gruppo in cui c’è conformismo;
  3. allora sostituire la valutazione alla credenza vuol dire dichiarare una cosa falsa, facendo emergere una narrazione distorta del reale.

“Cercare le buone ragioni non equivale quasi mai alla ricerca delle vere ragioni”.

Quindi la valutazione così descritta è semplicemente una deduzione logica da ciò che non esiste e si crede vero a prescindere che sia realmente vero o falso. Si fanno deduzioni sul reale assumendole come vere senza averne accertato il valore di verità.

“Le persone riescono a credere a ciò che vogliono credere, a ciò che asseconda lo scopo del proprio compromesso interiore”.

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