La comunità come corpo politico.
Il corpo politico è la parte elementare della comunità.
"L'uomo è nato libero ma ovunque è in catene"
Parte subito con dolcezza Rousseau. Nel Contratto sociale egli vuole descrivere come si sia legittimato il diritto che alcuni debbano obbedire ad altri. Più che di obbedienza, si parla di libero e consapevole accordo stabilito per convenzione. Il primo esempio di società che lui cita è la famiglia: finché i figli hanno bisogno di cure, restano legati al padre in cambio di obbedienza. Quando non c’è più tale bisogno, ognuno prende la sua strada rientrando nella propria indipendenza. Si associa allora il ruolo del capo al padre, e quello del popolo ai figli. Come legge naturale, ognuno provvede alla propria conservazione, prima dipendendo da un altro individuo, e poi diventando padroni di se stessi.
Alcuni filosofi dicevano che non era possibile: chi nasce schiavo, nasce per essere schiavo, perdendo anche il desiderio di liberarsi delle proprie catene. Altri nascevano per comandare. Rousseau smentisce questa affermazione sostenendo che la forza non è un diritto né l’obbedienza è un dovere, dicendo che la prima non fa diritto quindi si è obbligati a obbedire solo a poteri legittimi.
Stessa cosa vale tra despota e popolo: uno schiavo si vende a un uomo per ottenere il proprio sostentamento, il che è un gesto folle. Allo stesso modo un popolo non può alienarsi per obbedire al despota, in quanto composto da uomini nati liberi e proprietari della propria libertà.
Unirsi in comunità
Ma come si fa a dirigere tanti uomini liberi e indipendenti che hanno come obiettivo la loro individuale conservazione? L’unica soluzione è quella di unirsi per formare una somma di forze ed agire in modo collettivo verso un qualcosa di comune. Nasce il problema fondamentale del contratto sociale:
“ci si deve associare in modo tale da riuscire a difendere i beni e la libertà di ogni associato senza che vengano indeboliti i beni e la libertà di se stessi”
Il contratto dovrebbe prevedere che ognuno debba cedere il proprio stato di natura in favore della comunità. Dato che ognuno si dà tutto intero, la condizione è uguale per tutti. Nessuno prevale sull’altro. Chi si dà a tutti non si da a nessuno. Si guadagna l’equivalente di tutto ciò che si perde e maggior forza per conservare ciò che si ha. Ci si riduce quindi a mettersi sotto la direzione della volontà generale.
Da singolo individuo si diventa corpo morale e collettivo, che si può vedere come una singola persona pubblica. Tale corpo acquisisce un io, una vita e una volontà. È quello che Rousseau definisce “corpo politico” o “repubblica”.
Stato, corpo sovrano, popolo
Se il corpo politico viene visto come soggetto passivo, cioè che deve rispettare gli obblighi della comunità, allora si parla di “Stato”. Se si parla di soggetto attivo, e quindi colui che deve imporsi diritti e doveri, si parla di “corpo sovrano”. Si parla invece di “potenza” dal punto di vista di altri corpi politici.
Gli associati vengono definiti come “popolo”. In particolare si parla di “cittadini” perché partecipano all’autorità sovrana, “sudditi” quando sottoposti alle leggi dello Stato.
Insomma ogni individuo con tale contratto si impegna in un duplice ruolo: come membro del corpo sovrano nei confronti dei singoli e come membro dello Stato nei confronti del corpo sovrano (ruolo attivo e ruolo passivo).

Volontà particolare
Ogni individuo ha una sua volontà particolare, che potrebbe andare contro la volontà generale. Si può arrivare al punto in cui egli consideri ciò che deve dare alla causa comune come un gesto volontario, e la perdita per la comunità sarebbe meno pesante di quello che rappresenta per lui il pagamento.
Cioè si dice “tanto ci sono gli altri che lo fanno, se non lo faccio io non muore nessuno”. Però in questo modo si vuole godere dei diritti di cittadino appartenente al corpo sovrano senza adempiere ai doveri di suddito appartenente allo Stato: la diffusione di tale ingiustizia porterebbe alla distruzione del corpo politico.
Corpo politico: riflessioni e conclusione
Voglio portarvi a una riflessione: quanto è importante, riprendendo le parole di Rousseau, essere dei buoni cittadini, quindi partecipando alla modellazione della repubblica, in modo tale che essa diventi un qualcosa che rinforzi ognuno di noi e non che ci indebolisca?
Guardatevi intorno, ascoltate, e chiedetevi se gli altri cittadini da cui in qualche modo dipendete, stanno agendo anche nel vostro interesse.
Per concludere, avendo noi umani deciso di vivere come una comunità, non ci si può sottrarre a diritti e doveri. Il problema che affronteremo più avanti sarà quello di come tali diritti e doveri vengono legittimati dalla volontà generale che emerge dalle caratteristiche culturali e sociali del popolo, quindi di cittadini e sudditi, e dall’unione di tante volontà particolari.