Investire il plusvalore è l'atto fondamentale che permette la formazione e l'avviamento della crescita del capitale.
Nell’episodio precedente abbiamo visto che nella riproduzione semplice la quantità di valore reinvestita nel processo di produzione è sempre la stessa. Essa è pari al valore dell’investimento iniziale, cioè il punto zero del capitale. Quindi l’eccedenza di valore prodotto, cioè il plusvalore, diventa semplicemente reddito dell’imprenditore da consumare per se stesso.
Nell’accumulazione capitalistica la riproduzione semplice non può avvenire perché la quantità di capitale esistente rimanga invariata. Infatti è necessario investire parte o tutto il plusvalore ricavato nel primo ciclo di produzione nel processo produttivo. Allora, in questo modo il plusvalore si trasforma in capitale.
Investire il plusvalore: come fare?
Come investire il plusvalore? Una parte deve essere utilizzata per acquistare mezzi di produzione e ausiliari aggiuntivi, un’altra per assumere ulteriori lavoratori. L’espansione del capitale non può essere infinita perché il prodotto marginale del lavoro è decrescente, quindi l’aumento di plusvalore è inversamente proporzionale al numero di lavoratori aggiuntivi ( Vedi episodio 4 “Principi di economia”).
Bisogna fare una osservazione. Escludendo il punto zero del capitale, dove c’è un’evidente conformità alla legge di scambio delle merci per cui si verifica uno scambio di equivalenti (il capitalista paga il lavoratore al suo valore reale), nei cicli successivi lo scambio di valore è equivalente solo in apparenza.
Questo si ha perché il plusvalore è fonte di valore di lavoro non pagato. Si acquista nuova forza lavorativa con una quantità di valore che viene dal suo consumo. Ricordiamo che la forza lavorativa è l’unica merce il cui valore d’uso è quello di creare nuovo valore.
Attenzione. Non si sta dicendo che al lavoratore è stato sottratto qualcosa. Il lavoratore viene pagato per quelli che sono i suoi mezzi di sussistenza necessari alla sua sopravvivenza. L’imprenditore crea nuovo valore pagando il lavoratore per mezzo del salario. Lo scambio non risulterà equo perché l’imprenditore per effettuare lo scambio userà un valore che al principio non gli apparteneva.

Investire per la crescita economica
Questo è il principio fondamentale della crescita economica. Essa si materializza nella vendita finale, la quale deve prevedere un guadagno rispetto all’investimento iniziale. L’incremento di valore che si traduce in guadagno o aumento di fatturato deriva sostanzialmente dall’uso del capitale umano pagato in forma di salario.
Supponete per esempio che tutto il plusvalore venga distribuito su tutti i lavoratori dell’impresa. Verrebbe innanzitutto snaturato il ruolo del salario, il quale verrebbe alterato e trasformato in consumo improduttivo da parte dei lavoratori. Inoltre si fermerebbe l’accumulazione di capitale dell’imprenditore con conseguente arresto della sua crescita economica.
Per cui l’esistenza della retribuzione in forma di salario, che implica l’esistenza del plusvalore, è condizione necessaria della crescita economica.
L'accumulazione deve evitare la realizzazione dell'individuo
Il capitalismo liberista, dietro il proposito dell’arricchimento sociale, nasconde l’obbligo dell’arricchimento progressivo del singolo capitale; dietro il pieno e libero sviluppo di ogni individuo, nasconde il progressivo, artificiale e non libero aumento di bisogni dell’essere umano che si presuppone di soddisfare con l’obbligo della produzione per la produzione.
La ciclicità dell’accumulazione capitalistica non può permettersi la realizzazione dell’individuo, perché uomini soddisfatti fermerebbero il ciclo con conseguente distruzione del capitale e della crescita. Quella che comunemente è chiamata libertà, in realtà è insoddisfazione perpetua e sottomissione a tempo indeterminato.
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