Forza lavoro: qual è il suo ruolo nel processo capitalistico?

Nel precedente episodio abbiamo visto come il capitale si crea vendendo una merce applicando un prezzo maggiore rispetto suo valore reale. Il plusvalore in denaro ricavato da questa operazione si può ottenere solo nel breve termine. Il capitale per esistere deve ripetere il processo di scambio continuamente nel lungo periodo, cioè deve costantemente rinnovarsi.

Il meccanismo dei prezzi sul lungo periodo non può garantire plusvalore in quanto la loro continua oscillazione, cioè aumento e diminuzione del prezzo, porta ad avere una compensazione. Allora, su un lungo periodo di tempo, la stessa merce è venduta sempre al suo prezzo medio, il quale non crea nessun valore aggiunto.

La forza lavorativa - Episodio 4 "Il capitale"

Valore aggiunto della forza lavoro

Come fa quindi una merce ad aumentare il suo valore? Si può rispondere a questa domanda con un esempio: immagina di essere un possessore di una certa quantità di cuoio che ha un valore determinato. Per mezzo del lavoro, puoi trasformare il cuoio in stivali. Gli stivali avranno un valore maggiore del cuoio grezzo nonostante la quantità di materia non sia cambiata. Il valore degli stivali è maggiore rispetto a quello del cuoio perché in essi è contenuta una quantità di lavoro maggiore.

Dal punto di vista del capitalista, per ottenere un plusvalore rispetto alla merce che ha acquistato è necessario che avvenga un in essa mutamentoDeve esistere una merce dalla quale possa ricavare del valore dal suo consumo. Il valore d’uso di quella merce, per il capitalista, deve essere quello di creare valore.

L’unica merce esistente con questo tipo di valore d’uso è la forza lavoro.

forza lavoro

Il lavoro come merce

Dal punto di vista del capitalista, la forza lavoro è una merce. Essendo tale, deve esistere un possessore da cui comprarla. Si instaura quindi una relazione, un contratto, tra venditore e acquirente. Affinché questa relazione si mantenga, essa deve essere venduta per un tempo stabilito, perché il lavoratore deve continuare ad esserne possessore. Se fosse venduta per intero in modo definitivo, il lavoratore allora si trasformerebbe in schiavo. Egli diventerebbe da possessore di una merce a merce allo stato puro.

Disponibilità e riproduzione della forza lavoro

Un’altra condizione di esistenza del capitale è che esso trovi sempre sul mercato forza lavoro come merce. È necessario che il suo possessore non sia in grado di vendere una merce in cui è contenuta la sua forza lavoro, ma che sia obbligato a vendere la propria forza lavoro direttamente al capitalista. Insomma, la condizione di esistenza del capitale è che non debbano esistere artigiani o lavoratori indipendenti. Quelli che noi chiamiamo “lavoratori in proprio”.

Come tutte le merci, anche per la forza lavoro vale lo stesso principio: il suo valore è determinato dal tempo di lavoro necessario per produrlaPoiché la forza lavoro è oggettivata nell’essere umano, esso per riprodursi e conservarsi è necessario che goda del consumo di determinati mezzi di sussistenza, che possono essere cibo, vestiti, calore, e così via. 

Parliamo quindi dei bisogni naturali dell’uomo, che in funzione della cultura e della collocazione geografica possono essere diversi. Quindi, in definitiva, si può dire che il valore della forza lavoro è uguale al valore dei mezzi di sussistenza che consentono all’uomo di conservarsi.

Bisogna osservare che l’uomo è mortale. Quindi affinché la forza lavorativa continui ad esistere il suo venditore debba procreare. La forza lavoro tolta dal mercato dalla morte, dal logoramento e dall’emigrazione, deve sempre essere sostituita dai figli dei lavoratori o dagli immigratiInoltre, il valore della forza lavorativa dipende anche dalla formazione, dalla preparazione e dall’educazione che bisogna fornire all’individuo.

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