Plusvalore relativo: come si forma?

Nel precedente articolo, abbiamo visto come nasce il plusvalore nel processo produttivo.

Per una parte della giornata lavorativa il lavoratore lavora per sé, ovvero quello che produce per il capitalista in quel tempo gli garantisce la retribuzione per accedere ai suoi mezzi di sostentamento; nel tempo che rimane egli fa pluslavoro, cioè crea valore esclusivamente a vantaggio del capitalista.

Quindi la giornata lavorativa prevede una parte di lavoro necessario, che è uguale al tempo per produrre i mezzi di sostentamento del lavoratore, e una parte di pluslavoro, che genera plusvalore per il capitalista.

Spero non si offenda nessuno se provo ad associare i termini che usa Marx ad altri più consoni al nostro secolo, per una maggiore comprensione. Con le dovute precauzioni… non vorrei incorrere a censura.

Plusvalore relativo: Produttività, Concorrenza, Sviluppo Tecnologico - Episodio 6 "Il capitale"

Lavoro necessario e imprenditori

Il lavoro necessario è il lavoro utile al lavoratore. Ricordiamoci che per l’idea di valore di Marx esso si è oggettivato in qualcosa di utile e si può misurare col tempo. Tempo per realizzarlo. 

Il tempo è una moneta virtuale, che tutti possediamo in quantità limitata, il cui valore è uguale per ogni essere umano. Meno tempo si ha, più il suo valore aumenta. È il principio di scarsità che lo dice.

Il capitalista è, in generale, l’imprenditore. Ai tempi di Marx era soprattutto chi possedeva fabbriche, chi guadagnava col commercio, ecc.

Oggi siamo tutti potenzialmente capitalisti. Tutti potremmo accumulare denaro. Quindi discriminare solo gli imprenditori come capitalisti al giorno d’oggi è riduttivo. Chi si appropria di una porzione di tempo di un altro individuo in cambio di denaro e ne ottiene un guadagno è capitalista.

Il pluslavoro è lavoro utile solo al capitalista, nel quale si genera plusvalore, che abbiamo già individuato come valore aggiunto, il guadagno. Questo plusvalore è assoluto, nel senso che nella giornata lavorativa di 8 ore, il valore aggiunto è costante.

Come incrementare il plusvalore? Si crea plusvalore relativo

Un imprenditore arguto sicuramente cerca di capire come investire per riuscire ad ottenere un guadagno maggiore. Le strade possono essere molteplici. Se consideriamo fonte di guadagno il pluslavoro, allora l’obiettivo è estendere il più possibile questo arco temporale.

Se il lavoro utile resta costante, si dovrebbe allungare la giornata lavorativa, quindi lavorare più di 8 ore. Questa pratica è già largamente utilizzata e condivisa. A parità di giornata lavorativa, l’alternativa è quella di restringere l’arco di tempo di lavoro utile al lavoratore, cioè accorciare il lavoro necessarioQuesto aspetto è quello che definisce il plusvalore relativo, ma richiede un ragionamento più articolato. 

plusvalore relativo

Aumento della produttività e sviluppo tecnologico

Come già detto, il lavoro utile è definito dal tempo di lavoro necessario a produrre i mezzi di sostentamento del lavoratore.

Ridurre il tempo di lavoro utile da un lato equivale a dire abbassare la retribuzione. Questo significherebbe imporre al lavoratore di vivere al di sotto delle proprie possibilità. Un pratica del genere oggi provocherebbe innumerevoli proteste.

Dall’altro lato, si potrebbe abbassare il valore dei mezzi di sussistenza. Abbassare il loro valore vuol dire diminuire il tempo necessario per produrli. Questo si può fare aumentando la forza produttiva del lavoro.

Qui si apre un mondo. L’aumento della forza produttiva del lavoro è stato uno degli obiettivi dello sviluppo tecnologico da millenni. La potremmo definire il fine ultimo del progresso. Tecnicamente si riesce a produrre una maggiore quantità di merci, quindi anche di valori d’uso, in minor tempo. 

Riprendiamo l’esempio del filato dell’articolo precedente. In 8 ore sono stati prodotti 2 filati, venduti a 44€, ottenendo un plusvalore di 10€, anticipando 20€ di cotone, 4€ per due fusi, 10 € per il lavoratore. Supponiamo ora di raddoppiare la forza produttiva del lavoro. In 8 ore si producono 4 filati al posto di 2. Così si dimezza il tempo di lavoro nel singolo filato, il cui valore passerà da 10€ a 5€. Il prezzo del singolo filato, a parità di costo dei mezzi di produzione, ora costerà 17€ (prima costava 22€). Si è creato un margine di plusvalore relativo che al massimo può arrivare a 5€.

Concorrenza

Qui si può introdurre anche il concetto di concorrenza. Se il capitalista scoprisse un metodo per potenziare la produzione, potrebbe vendere la merce a un prezzo più basso rispetto alla media e in quantità maggiori, mantenendo la capacità di generare valore aggiunto.

Si riescono a produrre il doppio dei fusi rispetto ai competitors, ma si possono rivendere a un prezzo più basso continuando a guadagnare. 

Se si vendono a 22€, si sarà allo stesso livello di prezzo dei competitors, ma si rischia di non vendere tutti i pezzi. Vendendoli a 17€, si avrà prodotto un valore aggiunto di 5€, allo stesso saggio del plusvalore precedente, cioè 100%, perché verrà investito un capitale variabile di 5€. 

Se il fuso viene venduto a un prezzo compreso tra 17€ e 22€, oltre al plusvalore assoluto, si produce un plusvalore relativo. Questo guadagno extra esiste finché i competitors non si allineano allo stesso livello di sviluppo tecnologico, e sono costretti a farlo se vogliono sopravvivere. Questa è quella che Marx definisce legge coercitiva della concorrenza.

Come cambia il valore del lavoro?

Il fatto di essere riusciti a ridurre i prezzi delle merci aumentandone le quantità, pone la questione del valore del lavoro.

Se i mezzi di sussistenza vengono prodotti in minor tempo avranno meno valore, per cui sarà minore il valore della forza lavorativa

Questo vuol dire ridurre la retribuzione del lavoratore? In un certo senso tale riduzione viene mascherata dall’inflazione. L’inflazione bilancia la riduzione dei prezzi dovuta all’aumento di produttività. Il problema si ha quando si produce troppo, e l’inflazione non riesce a smorzare la diminuzione dei prezzi. 

Più si produce, più si deve vendere. Ma se questo non accade, si genera una crisi e il sistema rischia di implodere su se stesso. Il capitalista, con lo sviluppo tecnologico, non mirerà mai ad accorciare la giornata lavorativa. Esso punterà sempre a ridurre il tempo per produrre una merce per poter gonfiare il suo plusvalore.

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