“L’imprenditorialità è uno stato mentale e un processo volto a creare e sviluppare l’attività economica combinando disponibilità a rischiare, creatività e/o innovazione con una sana gestione nell’ambito di un’organizzazione nuova o esistente”

In questa definizione (tratta dal Libro Verde, 2003, pag 6), la Commissione Europea caratterizza l’imprenditorialità sia come uno stato mentale che come un processo. Lo stato mentale viene riferito a delle qualità individuali di colui che fa impresa. Invece, il processo si riferisce ad un qualcosa di più dinamico e complesso che tiene in considerazione dell’interazione che vi è con tutto l’ambiente.

Infatti, l’imprenditorialità non è solo un fenomeno che tocca il singolo o le persone che lavorano per lui, ma l’intera economia del Paese stesso. Fare impresa significa sviluppare la crescita economica, creare posti di lavoro e concorrenzialità.

imprenditorialità

Le discipline che si occupano di studiare l’imprenditorialità sono diverse. Nessuna, nel proprio singolo, è in grado di ricoprire tutti gli aspetti di cui si occupa.

La prospettiva che utilizzeremo per analizzare l’imprenditorialità è quella psicologica.

La ricerca psicologica si è occupata di studiare nel dettaglio quelle che sono le caratteristiche di personalità imprenditoriale, le intenzioni e il processo stesso.

Intenzione imprenditoriale

La ricerca sulle intenzioni legate all’imprenditorialità ha come obiettivo il cercare di comprendere il quali siano i fattori che portano allo sviluppo di un intenzione imprenditoriale e facciano sì che si sviluppi.

Sono tre i principali modelli che si occupano di ciò: il modello sulle aspirazioni imprenditoriali di Scott e Twomey; il modello dell’intenzionalità imprenditoriale di Bird ed il modello dell’autoefficacia e delle intenzioni imprenditoriali di Boyd e Vozikis.

Modello sulle aspirazioni imprenditoriali

Gli autori hanno cercato di rispondere alla domanda: ”Da dove hanno origine le aspirazioni all’imprenditorialità?”.

I fattori che hanno individuato sono due, i fattori di predisposizione e quelli scatenanti (triggers).

I fattori di predisposizione sono, come la parola stessa indica, fattori che si hanno già per inclinazione o attitudine. Questi si sviluppano nel corso dell’intera vita, sia per fattori genetici sia per fattori ambientali. Per esempio, l’influenza dei genitori, la propria personalità, le esperienze di vita e di lavoro, e molto altro ancora.

I fattori scatenanti possono essere la ricerca di un nuovo lavoro, la perdita di lavoro, l’interazione con professionisti specializzati.

Questa teoria di Scott e Twomey è stata verifica sul campo. Dai risultati è emerso che i fattori sopra citati possono concorrere sia singolarmente che congiuntamente nello sviluppo di un’idea imprenditoriale.

Modello dell’intenzionalità imprenditoriale

Il modello di Bird basa il proprio focus sull’intenzione come motore di tutto il processo imprenditoriale. Infatti, è lo stesso Bird a dare una definizione più dettagliata del significato di intenzionalità.

L’intenzionalità è uno stato della mente che dirige l’attenzione della persona (quindi l’esperienza e l’azione) verso uno specifico oggetto (obiettivo) o un percorso per raggiungere qualcosa (mezzi)”.

Secondo questo modello, tutto ciò che ha a che fare con l’origine dell’ idea imprenditoriale e tutto ciò che ne consegue (successo, crescita, sviluppo, ecc.) deriverebbe dall’intenzione iniziale dell’imprenditore.

Modello dell’autoefficacia e delle intenzioni imprenditoriali

Il modello dell’autoefficacia e delle intenzioni imprenditoriali di Boyd e Vozikis pone l’accento su un elemento inedito. L’autoefficacia sarebbe il fatto determinante nel successo e nello sviluppo dell’impresa. Più forte è il senso di autoefficacia più sono alte le probabilità che l’impresa cresca. 

Ma come è possibile sviluppare un forte senso di autoefficacia?

Boyd e Vozikis teorizzano la presenza di un repertorio di prodotti immagazzinati in cui convogliano tutte le informazioni derivanti dal contesto politico, sociale ed economico, dalla storia personale, la personalità stessa e le abilità della persona. 

Queste informazioni immagazzinate andrebbero influenzando gli atteggiamenti, le percezioni, il senso di autoefficacia, fino ad arrivare alle intenzioni e quindi le azioni.

Personalità imprenditoriale

Negli anni 60 le ricerche sulla personalità imprenditoriale sono state molto diffuse ed ampie.

Possiamo oggi estrapolare alcune delle più significative caratteristiche.

Una delle prime è il bisogno di realizzazione di cui abbiamo parlato più approfonditamente qui. Questo bisogno sarebbe associato all’autocoscienza, la capacità di pianificazione, iniziativa, problem solving.

Un altro elemento fondamentale è il locus of control interno. Esso consiste nell’attribuire la causalità degli eventi a fattori interni. Per esempio: se non ho passato un’esame è perché non ho studiato abbastanza. (Secondo il locus of control esterno, l’esame non è andato bene perché era un giorno sfortunato, o ancora, il professore si è inventato le cose). Avere questo tipo di locus of control è associato ad un maggiore senso di benessere, di operosità, socievolezza, tolleranza.

Un ultimo elemento da tenere in considerazione è la tendenza creativa. Infatti la creatività permette di risolvere eventuali snodi critici in modo flessibile e innovativo. 

Altre caratteristiche di personalità sono: il bisogno di autonomia, di cambiamento, di dominio, di propensione al rischio, di energia, di abilità sociale, di predilezione per l’apprendimento. Dall’altra parte, vi è una bassa correlazione con il bisogno di deferenza, di sottomissione, di affiliazione e di ordine.

Processo imprenditoriale

Con processo imprenditoriale intendiamo tutte quelle operazioni che vanno dall’idea imprenditoriale alla sua realizzazione. La ricerca sul processo imprenditoriale tiene in considerazione molteplici aspetti dinamici: dall’origine dell’idea fino al suo sviluppo. Fondamentalmente essa si concentra su tre aspetti.

Il primo aspetto (su cui tutti i modelli concordano) sono le fasi cronologiche del processo.

Tutto inizia con l’emergere dell’opportunità (fase uno). Questa deve essere riconosciuta da parte di specifiche persone (fase due). Successivamente bisogna valutare le opportunità (fase tre). Mentre la fase quattro consiste nel reperimento delle risorse necessarie per cogliere le opportunità. Inoltre, si procede con lo sviluppo di una strategia per usare queste risorse e sfruttare le opportunità (fase cinque). Infine, l’ultima fase consiste nell’attuare le strategie per sfruttare le opportunità.

Il secondo aspetto riguarda le categorie di variabili prese in considerazione durante l’intero processo imprenditoriale. Ne possiamo riconoscere tre: le variabili individuali, di gruppo e di società.

Invece il terzo aspetto tiene in considerazione l’importanza relativa di ciascuna variabile in ciascuna fase.

Conclusione

In questo articolo abbiamo cercato di comprendere cosa muova le persone nel fare impresa. Alcuni studiosi hanno persino delineato dei profili specifici di quelli che possono essere i possibili imprenditori. Infatti, essere imprenditori è quasi un qualcosa per cui si nasce e non si diventa. E lo si può sapere solo quando la persona giusta ha un’intenzione e coglie le opportunità.

Ma cosa significa tutto questo? Essere imprenditore oggi significa essere arrivato nella vita. Significa essere leader di sé stesso. Per la società attuale, significa avercela fatta.

Nulla da togliere agli innumerevoli fattori positivi dell’essere imprenditore, ma non staremo un po’ gonfiando la figura stessa di colui che fa impresa?

Perché queste persone vengono viste come se avessero un aura intorno e il normale dipendente no?

La motivazione di tutto questo la ritroviamo nel primo paragrafo ed è la Commissione Europea a dircelo. Fare impresa significa far circolare l’economia. Quindi l’imprenditore non è altro che un criceto che corre più veloce e che alimenta maggiormente questa macchina enorme. Da qui la figura idealizzata dell’imprenditore, capo della sua vita e che in realtà si ritrova con molte più responsabilità ed affanni di chi ha scelto un lavoro meno impegnato.

I giovani che si stanno affacciando in questi ultimi anni al lavoro hanno capito molto in fretta come si sta muovendo il mondo. Infatti, il loro obiettivo non è più lavorare sodo per essere un gradino più in alto in una gerarchia senza fondo, ma vivere la propria vita secondo le proprie regole, senza l’impegno dell’imprenditorialità e tornare padroni del proprio tempo.

Essi hanno compreso la verità fondamentale che il proprio valore non si esprime con la posizione lavorativa.

E che correndo troppo nella ruota del criceto si rischia di finire a terra.