Lo stalking è una forma di aggressione in cui si irrompe ripetutamente, indesideratamente e distruttivamente nella vita privata di un individuo, da cui ne conseguono dei danneggiamenti psicologici e fisici.
In questo articolo esamineremo il fenomeno dello stalking e come si manifesta nell’ambiente lavorativo. Inoltre analizzeremo gli interventi che si possono attuare per prevernirne gli effetti.
Per far sì che un fenomeno di stalking si verifichi è necessaria la presenza di tre elementi: lo stalker, la vittima, e i comportamenti lesivi.
Ciò che differenzia questo tipo di comportamento violento rispetto agli altri è la ripetitività, la durata e la paura per l’incolumità della vittima.

Caratteristiche di stalker e vittima
I recenti studi hanno messo in evidenza la maggiore propensione a mettere in atto tali comportamenti di partner o ex del sesso maschile. Esso rappresenta il 70% dei casi. Molto spesso le cause sono da ricollegarsi, tra i 18 e i 25 anni, ad amori non corrisposti, mentre gli uomini adulti dai 55 anni in su sarebbero spinti da divorzi e separazioni.
Tali comportamenti hanno come scopo ultimo la ricerca di contatto con la vittima. Fra questi, i più diffusi sono le telefonate, lettere, email, appostamenti, minacce, aggressioni (siano esse fisiche e/o sessuali).
Per quanto riguarda la vittima, tendenzialmente è di sesso femminile nell’80% dei casi, in un età compresa tra i 16 e i 30 anni. I comportamenti intrusivi dello stalker vengono vissuti come spiacevoli, disturbanti, lesivi. Allora, la vittima tende a modificare la propria quotidianità ed il proprio comportamento, per esempio cambiando numero e limitando le uscite con i propri amici.
Inoltre, possono presentarsi disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali derivanti dalla forte situazione stressogena. Molto frequente è anche lo sviluppo di disturbi psicologici quali depressione e ansia.
Stalking sul lavoro
Lo stalking sul lavoro è una forma di aggressione che ha origine sul luogo di lavoro, o a causa del lavoro, invadendo il privato della vittima.
Infatti, sono emerse alcune professioni a maggiore rischio di stalking rispetto ad altre. Queste sono soprattutto le professioni di aiuto, quali psicologi e psicoterapeuti, medici ed infermieri, tecnici di analisi di laboratorio, OSS.
Si è cercato di comprendere il perché queste figure professionali, più di altre, siano colpite dallo stalking. Ne sono emerse due possibili spiegazioni.
La prima spiegazione si sofferma sull’influenza che queste figure giocano nella vita degli individui. Infatti, sono professionisti chiamati ad entrare in contatto con i bisogni profondi dei soggetti. Allora, per tale motivo sarebbero oggetto di affetti, idealizzazioni, fantasie.
La seconda spiegazione si concentra maggiormente sulle motivazioni che potrebbero essere legate allo stalker. Secondo questa, lo stalker metterebbe in atto tali comportamenti invadenti per una richiesta di attenzioni.
I professionisti sanitari che si ritrovano in tale condizione sul luogo di lavoro possono sperimentare insicurezza sul posto di lavoro. Inoltre, possono portare un maggiore distacco emotivo nei confronti dei pazienti, danneggiando la qualità relazionale medico-paziente. Per tutte queste ragioni, il funzionamento della struttura sanitaria verrebbe meno.
Intervento
Generalmente le azioni che possono essere intraprese dalla vittima nei confronti dello stalker sono di tipo legale. In particolare, in Italia la legge che tutela dal reato di Stalking è inserita all’interno del codice penale. Infatti, l’articolo 612-bis recita:
salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque reiteratamente, con qualunque mezzo, minaccia o molesta taluno in modo tale da infliggergli un grave disagio psichico ovvero da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina o comunque da pregiudicare in maniera rilevante il suo modo di vivere, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a quattro anni.
Tale articolo ha lo scopo di tutelare la vittima prima ancora che si manifestino comportamenti violenti gravi.
Per quanto riguarda le conseguenze psicologiche, queste possono essere affrontate adottando un approccio comportamentale e/o clinico-educativo.
L’approccio comportamentale dà attenzione a tutte quelle modifiche comportamentali che la vittima metterebbe in atto. Fra queste possiamo riconoscere la fuga/evitamento, risposta verbale e fisica non confrontativa, sottomissione.
L’approccio clinico è caratterizzato da una terapia clinica volta al ristabilimento dell’equilibrio psicofisico. Esso risulta molto vantaggioso in tali contesti. Mentre quello educativo mira ad evidenziare e rendere visibile la tossicità della relazione con l’altro. In tal modo, si spingerebbe verso lo sviluppo e la messa in atto delle risorse per uscire dal senso di isolamento che lo stalking causa nella vittima.
Conclusioni
Ad oggi i casi di stalking sono aumentati esponenzialmente. Riconoscere e sapere quali siano i campanelli d’allarme potrebbe aiutare nel porre fine a questo fenomeno in triste ascesa. In particolare, in un ambiente quale quello lavorativo, conoscere il confine tra lavoro e vita privata è essenziale. Dunque, è necessario conoscere i propri diritti e tutelarsi anche se bisogna difenderli da quello che è il proprio superiore.