La violenza sul lavoro consiste in un ampio range di vocaboli e situazioni diversificate. Questi comprendono l’aggressione fisica e sessuale fino all’abuso verbale, mentale e morale.
Una prima definizione di violenza sul lavoro venne data dalla Commissione Europea. Essa definisce la violenza sul lavoro come: incidenti in cui le persone sono abusate, minacciate o aggredite in circostanze legate al lavoro, incluso ciò che accade durante gli spostamenti per arrivare al lavoro e/o tornare da esso, e che comprendono un rischio esplicito o implicito per la sicurezza, il benessere e la salute.
Le ricerche portate avanti negli ultimi anni, hanno messo in evidenza l’aumento dei casi di violenza sul lavoro, la cui frequenza è maggiore negli Stati del Nord Europa rispetto a quelli del Sud Europa.
Tipologie di violenza sul lavoro
Esistono diverse tipologie di episodi di violenza sul lavoro. Esse variano in base al rapporto tra vittima e perpetratore e alla motivazione. Estrada e collaboratori hanno individuato quattro possibili situazioni.
L’intruder violence avviene nel momento in cui la vittima non conosce il perpetratore. L’aggressione avviene nei confronti di chi lavora con i soldi, siano essi bancari o addetti alle casse nei supermercati.
Il client-related violence è una forma di aggressione che può avvenire tra conoscenti o meno. Questa viene messa in atto all’interno di una relazione professionale tra erogatore e fornitore di un servizio. Ne sono un esempio il proprietario di un negozio e il cliente.
Il relational violence fa riferimento a comportamenti violenti perpetrati da superiori su dei subordinati, quindi fra conoscenti. In questa categoria rientrano il mobbing (di cui abbiamo parlato QUI), lo stalking (di cui abbiamo parlato QUI), il bullismo e la molestia sessuale tra collleghi di lavoro.
L’ultima tipologia è la structural violence. In questo caso i comportamenti violenti sono intrinseci all’organizzazione, al clima, alla cultura (di cui abbiamo parlato QUI) e alle norme. Ne è un esempio il caso in cui si chieda di ad un proprio dipendente di svolgere un lavoro senza fornire informazioni e strumenti adeguati.

Fattori di rischio
Ci sono fattori che incidono sullo sviluppo di violenza sul lavoro?
Ne esisterebbero tre: individuali, legati all’azienda e all’ambiente (fisico e sociale).
La violenza sul lavoro si sviluppa quando vi è una concomitanza di più fattori. Allora, cercare le cause di un ambiente lavorativo degradante necessita l’ascolto di più voci.
Fattori individuali
I fattori individuali che incidono risultano essere molteplici. Uno fra i primi è la poca esperienza lavorativa a cui si aggiunge la giovane età. Inoltre, vi è anche un elevata correlazione all’alto livello di istruzione. Le persone altamente formate risultano avere maggiore sensibilità nel riconoscere la violenza sul lavoro. Quindi, questi denuncerebbero i comportamenti violenti con più frequenza. Anche in questo ambito, la differenza di genere influenza il rischio di subire violenze. I maschi risulterebbero più a rischio di violenza fisica, mentre le donne di molestia sessuale.
Per quanto riguarda i fattori psicologici, esiste una correlazione tra alcuni tratti di personalità dei perpetratori. Tali tratti sono l’affettività negativa (di cui abbiamo parlato QUI), pattern di comportamento di tipo A, rabbia e ostilità. In particolare, quest’ultimo aspetto legato all’assunzione di alcol e droghe aumenterebbe il rischio di portare avanti violenza sul lavoro.
Fattori aziendali
All’interno di questi fattori rientrano sia quelli legati al tipo di lavoro sia al modi operandi dell’azienda. Ci sono di fatto dei lavori più a rischio di violenza. Per esempio, il settore sanitario, il quale ha un rischio di 16 volte più alto rispetto agli altri settori lavorativi.
Invece, con modi operandi dell’azienda intendiamo il clima, la cultura e le norme aziendali. Questi influenzerebbero il rischio di violenza sul lavoro a partire da relazioni disfunzionali, conflitto elevato, insoddisfazione dei lavoratori, gestione non adeguata. Ma anche la carenza di supporto sociale, l’ambiguità di ruolo.
In particolare, il rapporto tra superiore e lavoratore può portare a violenza sul lavoro. Infatti, ciò si verifica se vi è eccessivo controllo, mancanza di rispetto e comunicazione poco chiara.
Fattori ambientali fisici e sociali
Questi fattori risultano essere a prima vista inaspettati rispetto agli altri elencati sopra. Eppure alcuni ricercatori hanno individuato delle correlazioni tra essi e la violenza sul lavoro. In particolare, una scarsa illuminazione interna o esterna in un ospedale aumenta il rischio di violenza, a cui si aggiunge anche la carenza di personale, i lunghi tempi di attesa, l’eccessiva temperatura e l’inquinamento acustico.
I fattori sociali pongono, invece, l’accento su come l’ambiente multiculturale possa aumentare il rischio. Ciò avverrebbe nel caso in cui il lavoratore con diversa etnia fosse soggetto ad uno stigma razziale dalla comunità entro il quale si è inserito.