In questo articolo parleremo di come sia nato e come è evoluto il bisogno di sicurezza nella storia. Inoltre, valuteremo le conseguenze di un eccessivo bisogno di sicurezza nella società contemporanea.

sicurezza

Teorizzato da Maslow alla base della sua piramide dei bisogni, il senso di sicurezza risulta essere essenziale per la sopravvivenza.

Essere in una condizione di paura costante, di ansia e di timore, non solo peggiorano la qualità della vita ma la riducono drasticamente. Infatti, la prima causa mondiale di morte sono proprio le malattie ischemiche cardiache. Lo stress a cui si sottopone il cuore impedisce un regolare funzionamento di quest’ultimo. Dunque, la ricerca di un riparo, di un luogo accogliente, di un posto sicuro ci ha salvati in passato come oggi.

L’etimologia della parola esprime con forza questo bisogno. Sicurezza deriva dal termine latino “Securitas”, dalla particella sine e curae, ovvero senza cura o attenzione. Allora, sicurezza significa essere in una condizione dove non è necessario prestare attenzione a eventuali danni. Un luogo sicuro è un luogo dove non è necessario temere l’invasione di un nemico.

Quindi il nemico è la figura oscura da cui bisogna proteggersi. I primi ominidi vedevano il nemico negli animali feroci. Successivamente, con lo svilupparsi della civiltà, lo divennero i propri simili. Quella civiltà pacifica in cui si cercò riparo divenne teatro della violenza da cui si cercava di scappare.

Vediamo come nel corso del tempo questo bisogno primitivo si sia modificato e le conseguenze che ha arrecato tutt’oggi.

Il Medioevo è stato un periodo storico caratterizzato da ombre, dubbi taciuti, paura, incertezza, malattie ed epidemie, di fame e di morte, di conoscenze nelle mani di pochi e dello sfruttamento di molti.

La condizione dei poveri contadini perdurò nei secoli per diversi fattori. Infatti, oltre allo sfruttamento operato dai padroni, i contadini non potevano permettersi di fare scorta né di raccolto né di monete. La religione impediva l’accumulo in quanto simbolo di sfiducia nei confronti del divino, quindi peccaminoso.

Inoltre, si aggiungeva una violenza dilagante. Violenza non solo tra i più poveri, come lotta alla sopravvivenza, ma tra i più ricchi come strumento di conquista del potere o mantenimento di esso.

L’ultimo fattore da considerare sono le malattie. Le scarse condizioni igieniche e le altrettanto scarse conoscenze mediche contribuivano al senso di impotenza generale caratterizzante tale periodo storico.

Allora, la luce fu la scienza galileiana e newtoniana. Essa ha permesso la comprensione della natura e quindi della possibilità di modifica di essa da parte degli individui.

Peccato che si è andati un po’ oltre il bisogno di sicurezza originario. Infatti, abusando costantemente della natura e sviluppando con estrema intensità delle misure per il suo governo, si è finito per inquinare l’ambiente con danni in parte irrecuperabili. 

Allora, dal disastro nucleare della centrale nucleare di Chernobyl, le decisioni politiche non sono più prese solo da meri politici. Nella politica si è compreso il bisogno di avere dei professionisti capaci di valutare i rischi delle misure che intendono prendere. Quindi la sicurezza diventa il risultato di un calcolo probabilistico correlato ai rischi che si intendono prendere nell’attuare specifiche politiche.

Tralasciando lo sviluppo della pandemia da Covid 19, il fulcro su cui ci concentreremo in questa sede e che ha minacciato per anni ogni persona nel mondo è il terrorismo.

Inizialmente, il terrorismo era un movimento radicale volto a rivendicare le proprie tradizioni colpendo obiettivi specifici, simbolo di oppressione. Dall’attacco alle Torri Gemelle nel settembre del 2001 tutto ciò è mutato radicalmente. L’obiettivo sono diventate persone comuni che, per condizioni fortuite, si trovavano nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

Questa nuova condizione, aggiunta a molte altre ancora, ha portato le persone sempre più a cercare un riparo e ad innalzare i confini con gli altri.

Siamo arrivati alla costruzione di muri, non solo metaforici, ma anche fisici.

Vi siete mai chiesti quanti muri sono stati costruiti nel mondo?

Il caso più conosciuto e che ha destato più scalpore è stato quello di Donald Trump. Un muro che divide il Texas, e tutto il resto degli Stati Uniti, dal Messico. Una decisione che ha lasciato tutti a bocca aperta in quanto gli USA sono la patria per eccellenza della libertà (o almeno così fanno credere). Un Paese che va avanti grazie a quel Melting Pot (calderone di etnie) che funge da risorsa ineguagliabile (lavoro a basso costo). Nonostante questo, gli Stati Uniti d’America hanno deciso di liberarsi del “Nemico”. Infatti, sono arrivati a vietare l’ingresso di musulmani di sette nazioni mediorientali, in quanto considerate centro dello sviluppo terroristico.

Ma questo è solo l’esempio più conosciuto. Ne esistono tanti altri che passano inosservati. Per esempio, il muro tra Arabia Saudita e Yemen, tra Serbia e Croazia, tra Botswana e Zimbabwe.

In questa epoca in cui ci si vanta di poter comunicare con persone dall’altra parte del mondo, si è dilaniati da muri che dividono e separano. I primi ominidi sono scappati dagli animali per paura di essere divorati e hanno trovato un primo senso di sicurezza dalla vicinanza con i propri simili. Ben presto, l’individuo ha rivelato la sua vera natura ed il pericolo, da cui si stava scappando, se lo ritrovò al proprio fianco.

Nell’articolo sulle reti sociali abbiamo parlato di quanto il legame con le persone sia importante per la sopravvivenza. Eppure, in questa sede abbiamo visto quante lotte ci siano tra gli individui. Nasce spontanea la domanda: siamo fatti per vivere insieme o no? I benefici della vita aggregata sono maggiori dei rischi?