Le rappresentazioni sociali sono un sistema di idee condivise da un gruppo sociale e accettate come vere.
Quante volte ci siamo imbattuti a discutere di un tema di cui la maggior parte delle persone con cui ne parliamo condivide la stessa idea? Sembra che quell’idea assume un senso di verità assoluta.
Pensiamo a fatti di cronaca quotidiana, argomenti di cui parlano tutti i telegiornali e i social in un particolare periodo o temi più complessi come l’aborto, le politiche economiche o il revenge porn.
Idee condivise
Si crea un sistema di idee condiviso da una larga fascia di persone e quindi ce le sentiamo ripetere spesso, finendo anche noi nell’aderire all’idea che ci viene proposta.
Concetti e spiegazioni che si costruiscono nella vita quotidiana dai dialoghi tra persone. La diffusione e la condivisione di queste idee contribuiscono ad affermare delle vere e proprie credenze che difficilmente si riescono a mettere in discussione. Diventano parte del senso comune.
Infatti così facendo si crea una vera e propria realtà sociale, una rappresentazione della realtà basata unicamente sulle loro soluzioni. Allora si creano realtà su come allevare i figli, su come trattare le donne, su come ci si deve comportare nei luoghi di lavoro, su come atteggiarsi di fronte alle autorità.
Ripetere continuamente un’idea nelle varie conversazioni di tutti i giorni contribuisce a farla diventare realtà con intrinseca verità. È così e basta. Idee discordanti tendono a non essere accolte con favore.

Come si formano le rappresentazioni sociali
Ma qual è il processo con il quale le rappresentazioni sociali si affermano nel senso comune?
Esistono sostanzialmente due processi. Il primo è l’ancoraggio: l’idea passa dall’essere ignota e sconosciuta all’essere nota. Essa diventa concreta e reale all’interno della nostra mente. Quindi dato che la nostra mente usa sempre scorciatoie per spendere meno energie, associa istantaneamente delle etichette, sceglie la categoria in cui collocare l’idea e ne dà una denominazione. Allora ci si affida a giudizi istantanei, il che è molto limitante perché non si permette di assimilare tutte le informazioni e si evita un’analisi critica del problema.
Il secondo processo è l’oggettivazione: dopo aver associato etichette e categorie, siamo pronti per dare concretezza a quell’idea. Le si dà una forma, si crea un’immagine per poterla collocare all’interno del nostro campo percettivo e visivo. Ora quell’idea è reale e riusciamo a collocarla nel nostro mondo.
Funzioni delle rappresentazioni sociali
Nonostante questo sia un processo individuale, in realtà connette un gran numero di persone in quanto etichette e categorie sono ampiamente condivise anche dagli altri, le quali ci aiutano a comunicare e ad avere interazioni.
Infatti una delle funzioni delle rappresentazioni sociali è rendere familiare ciò che prima ci era estraneo. Si creano delle vere e proprie convenzioni all’interno di un modello condiviso tra le persone.
L’altra funzione è quella di favorire gli scambi sociali. Facilitano il dialogo, ci si capisce meglio. Aderire a quella realtà senza metterla in discussione fa sentire le persone meno isolate. Più se ne parla e più si radicano e si tramandano, diffondendosi di generazione in generazione.
Categorie
Le rappresentazioni si possono collocare in tre categorie. La prima è quella dell’equilibrio: vengono usate per risolvere tensioni emotive all’interno dei gruppi.
La seconda è quella dell’interesse: per far avvicinare due posizioni contrapposte in un gruppo si crea una rappresentazione che favorisce la posizione di chi ha più potere andando a distorcere la realtà.
La terza è quella del controllo: si creano delle rappresentazioni filtrando le informazioni scomode al fine di realizzare il potere di controllo su un determinato gruppo. In questo modo si creerà una realtà distorta alla quale le persone aderiranno senza porsi domande sul valore di quello cui sono portate a credere.
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