Comfort zone: perché uscirne
Partiamo con una domanda molto semplice: cosa è la comfort zone?
Nonostante la semplicità della domanda, la risposta è molto complessa. Probabilmente ne esiste una anche di carattere tecnico, ma non voglio qui scomodare definizioni sociologiche o psicologiche. Sicuramente possiamo dire che è un fenomeno che parte dalla nostra testa. Non esiste solo una comfort zone, ma ne esiste almeno una per ognuno di noi. Quindi per capire cosa sia è necessario che esistano delle testimonianze di persone che hanno riconosciuto il fatto di essere nella propria comfort zone e che hanno sentito il bisogno di uscirne.
"Zona comoda"
La traduzione dall’inglese è “zona comoda“. Focalizziamoci un attimo su queste due parole.
Una comodità è un qualcosa per la quale non dobbiamo fare troppi sforzi per raggiungerla, è sempre a portata di mano. Può essere vista anche come una sicurezza nei momenti difficoltà. Quando diciamo “faccio quello che mi viene più comodo” è sostanzialmente un modo per conservare le nostre energie.
La parola zona invece richiama lo spazio. Uno spazio delimitato, uno spazio in cui sono evidenti dei confini.
Mettendo insieme questi due significati, possiamo provare a dire cosa è la comfort zone:
“è quel luogo delimitato dai nostri confini mentali nella quale ci sentiamo al sicuro, dove non dobbiamo compiere troppi sforzi e dove pensiamo di avere la nostra tranquillità.”
Detta così sembra fantastica no?
La mia testimonianza
Io sono uno di quelli che ha sentito la necessità di uscire dalla propria comfort zone per raggiungere i propri obiettivi. Ebbene parliamo proprio di obiettivi: senza di essi, si può continuare a vivere in eterno nella propria comfort zone e quindi rassegnarsi a una vita tranquilla.
Avere un obiettivo presuppone raggiungere un traguardo, mutare la persona che in quel momento siamo e diventare qualcos’altro, di crescere, che sia dal punto di vista tecnico, umano o sociale. È evidente che avere degli obiettivi si scontra con il vivere nella comfort zone. Si è obbligati a uscirne perché è la crescita che lo presuppone. Non si può non fare qualcosa di diverso da quello che ci è comodo.
Per me, come molti altri ragazzi, la prima volta in cui sono uscito dalla comfort zone è stata quando sono andato a studiare fuori dal mio paese. Vivevo in un paesino in cui conoscevo tutti, avevo una fidanzata, gli amici, la famiglia, il buon cibo e un ottimo clima. Sembrava una vita perfetta, cosa si poteva chiedere di più?
Io però volevo diventare qualcos’altro, e purtroppo il luogo in cui vivevo non mi permetteva di farlo. Allora a 19 anni dovetti fare le valige e trasferirmi in una grande città. Vai in un posto in cui sostanzialmente devi ricominciare da zero. Non c’è famiglia, non ci sono amici, ti senti solo. È una situazione totalmente scomoda. C’ero io con il mio obiettivo e sapevo che ci avrei messo anni per realizzarlo.
Sentire la scintilla
Dentro di me è scattato qualcosa. Io volevo fortemente diventare qualcos’altro. Ma la strada era lunga. Mi resi conto che per crescere, per diventare quello che volevo, dovevo vivere al massimo il percorso che avevo deciso di intraprendere. Completamente una nuova vita, senza nessuna sicurezza dal mondo esterno. L’unica sicurezza che avevo è che se avessi fallito sarei potuto sempre tornare da dove ero venuto. Avevo scelto che quel fallimento non era contemplato per raggiungere l’obiettivo. L’unica strada da percorrere era quella di andare avanti e affrontare tutte le difficoltà che si sarebbero presentate.
Ovviamente ci sono stati piccoli fallimenti, delusioni, perdite, persone che vanno e che vengono, ma più superavo gli ostacoli, più sentivo che mi stavo rinforzando. Qualcosa in me stava cambiando. Mi rendevo conto che ero diventato in grado di superare quei piccoli fallimenti, che riuscivo a superare grossi ostacoli, e questo mi stava dando maggiore consapevolezza che sarei stato in grado di farcela.
Come vedete lo sforzo è enorme. Alcuni dicevano “ma chi te lo fa fare?”. E alla fine sono proprio loro quelli che sono rimasti dove sono sempre stati. Ci sono stati anche dei momenti in cui ho pensato che non ce l’avrei fatta, momenti davvero duri. Ma sono comunque riuscito a superarli.

Uscire dalla comfort zone: affrontare i propri limiti
L’unico modo in cui ci si rende conto di avere dentro di sé un qualcosa in più è quello di portarsi al proprio limite e cercare di superarlo. Quindi è chiaro che nella zona comoda i propri limiti e i propri confini non verranno mai superati. Ci si convince che la propria forza è rimanere all’interno, ma in realtà è solo una forza fittizia.
Non dipende solo da te ma anche da quello che tu hai costruito all’interno di quei confini. Se per qualunque motivo qualcosa dovesse rompersi, è inevitabile che verranno fuori tutte le tue debolezze. La caduta sarà molto forte, perché eri convinto che ciò in cui stavi vivendo era perfetto, forte, consolidato, avevi il tuo equilibrio. E allora in quel momento ti sentirai totalmente perso.
Ma attenzione, con questo non voglio dire che la comfort zone sia per forza una male. E soprattutto bisogna saper distinguerla dalla stabilità. Bisogna guardarla in ottica di crescita personale, nel senso di sviluppare nuove capacità, nuove idee e nuovi pensieri. Cioè un modo per andare oltre la propria normalità, per quanto sia relativo il concetto di essere normale. Provare ad uscirne è ciò che dà una marcia in più verso tale sviluppo.
Trovare la propria dimensione fuori dalla comfort zone
Sono sicuro che tutti gli esseri umani hanno la necessità anche inconscia di trovare la propria dimensione. Di dare sostanza e carattere al proprio io. Hanno voglia di dire e di diventare quello che sentono di essere.
Esistono però degli schemi che la cultura e la società ci impongono. Quasi automaticamente facciamo delle azioni e dei gesti che sono ripetuti dalla maggioranza e che quindi si assume che siano normali.
Si pensa che bisogna fare così e si cresce con questa attitudine. Il susseguirsi delle azioni che si compiono in questi schemi è ciò che a lungo andare tende a creare la comfort zone. Ma dal mio punto di vista questo è un grande filtro all’espressione della propria personalità.
Quindi si deve avere la capacità di riconoscere gli schemi, di inquadrare le azioni che si fanno ripetutamente e si deve acquisire la forza di uscirne fuori, fare cose diverse. Fare cose che non avresti mai contemplato. Fare cose che gli altri non fanno. Probabilmente all’inizio verrai visto con un occhio sospetto, diffidente, incredulo, e perché no anche di scherno. Ma questo per te non avrà importanza se hai ben chiaro dove vuoi andare.
Saranno le tue nuove azioni, le tue scelte, a convincere gli altri che avevi ragione.
Ora tocca a voi
Bene questa è la mia testimonianza, io ho raggiunto quello che volevo, e questo mi ha dato la consapevolezza che si può andare anche oltre. Costruirsi limiti mentali è la principale causa del proprio fallimento.
Ora tocca a voi, parlate della vostra testimonianza. Quello che mi piacerebbe fare è creare una rete di testimonianze costruttive, di condivisione, e di far vedere a coloro che magari non hanno abbastanza coraggio che ce la si può fare.
Più persone ci sono con questa forza, più tutti ne possiamo trarre vantaggio. In qualche modo bisogna sempre collaborare con gli altri per raggiungere i propri obiettivi, e sapere di lavorare con questo tipo di persone può facilitare di molto le cose.
Condividete con i vostri amici e la vostra famiglia questo articolo. Raccontatemi le vostre testimonianze.
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