Attivismo: “Tendenza ad intensificare il lato attivo, creativo, innovativo della vita umana”
L’attivismo, dal punto di vista politico, si intende la tendenza a privilegiare l’azione all’interno di un’organizzazione o collettività.
Allora esso è strettamente connesso all’azione e al discorso secondo la Vita Activa, con cui si esprime la pluralità degli uomini e la volontà di condividere il mondo da loro creato.
L'attivismo si colloca nella sfera pubblica
Quindi l’attivismo si colloca nella sfera dell’agire politico e come tale deve essere svolto nella sfera pubblica. Se limitato alla vita privata è relegato alla dimensione affettiva e familiare, e in quanto tale diventa funzionale alla mera conservazione.
La vita privata è la dimensione in cui si garantisce sicurezza e le azioni per mantenerla non hanno nessuna utilità pubblica. Infatti si potrebbero includere in queste attività il lavoro per procurare i mezzi di sostentamento, l’opera come hobby o funzionale alla famiglia (ad esempio la realizzazione di un giardino).
Anche l’opera indirizzata allo scambio commerciale non ha nessuna utilità pubblica. Infatti il denaro ricevuto è profitto per alimentare il bilancio familiare, mentre l’oggetto venduto ha utilità solo per l’acquirente, quindi rimane nella sfera privata.
Alcuni potrebbero pensare che l’opera intesa in questo modo è lavoro, ma questo è un punto che smarcheremo in un altro articolo. Per definizione il lavoro e l’opera son due cose diverse. L’opera retrocessa nella dimensione lavorativa è una deformazione culturale tipica della società occidentale.

Attivismo politico
Fatte queste premesse ci si potrebbe porre la domanda: come fare attivismo?
L’attivismo non può avere un ritorno immediato personale. In prima battuta è inutile per la sfera privata e la famiglia. Infatti vengono spesi tempo ed energie per portare avanti azioni che hanno unicamente utilità pubblica (come ad esempio associazionismo, partiti e sindacati).

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Bisogna essere coraggiosi
Quindi per essere attivisti bisogna essere coraggiosi. Vi starete chiedendo perché.
Coraggio deriva dal latino “cor” che significa cuore. Allora la sua etimologia può essere “agire col cuore”.
Il coraggio è una virtù che ci permette di agire con cuore esponendoci ai pericoli e al dolore. Infatti il coraggio si contrappone alla paura. La paura non ci rende smidollati, ma ci attiva fisiologicamente quando siamo di fronte ad un pericolo e ci fa agire in funzione della nostra conservazione.
Quindi l’avere coraggio è affine all’attivismo politico: chi ha coraggio non agisce per mera conservazione, ma per dimostrare la sua unicità nella pluralità e allo stesso tempo per metterla al suo servizio.
Andare oltre la vita privata
Il coraggio fa agire per condividere il mondo da noi creato, permette di essere-nel-mondo. Quindi è la condizione necessaria per essere attivisti.
Così si trascende la vita privata, si annulla la paura di esporsi o di essere giudicati. In quella condizione è come se l’uomo rinunciasse alla sua sopravvivenza per accedere all’eternità.
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